Nel 1898 Firenze, come gran parte del resto d’Italia, viveva tragicamente gli effetti di una gravissima crisi economica. Erano quelli gli anni tragici delle rivolte cittadine contro l’odiata “tassa sul macinato”, quelle rivolte che a Milano sarebbero state represse nel sangue.
È in questo clima che, per iniziativa di un gruppo di volenterosi benefattori benestanti fiorentini, fra i quali il pastore della Chiesa Valdese Saverio Fera, fu creata l’Associazione Filantropica per il Pane Quotidiano.
L’Associazione si dotò da subito di uno statuto apolitico ed areligioso, in modo tale che tutti gli uomini di buona volontà, qualunque fosse il loro orientamento politico o la loro fede religiosa, vi si potessero riconoscere.
Il 17 novembre 1905 l’Associazione venne riconosciuta quale Ente Morale dello Stato Italiano.
Il Pane Quotidiano di Firenze è sopravvissuto fino ad oggi, continuando la sua discreta e silenziosa opera di assistenza ai bisognosi, superando le mille difficoltà che il secolo “breve” e le due guerre mondiali che lo hanno devastato avevano determinato, e quelle più recenti, legate alla crisi dell’associazionismo che ha caratterizzato quest’ultimo periodo della nostra storia.
La stampa fiorentina, fin dalla sua creazione, salutò con favore la nascita di un’Associazione che, da subito, si era mostrata in grado di portare soccorso concreto a quella parte della popolazione che versava nella più tragica indigenza.
Quasi subito arrivarono i riconoscimenti della parte pubblica e, soprattutto, si realizzarono le condizioni perché l’Associazione potesse iniziare a gestire alcune mense popolari in locali messi a disposizione dall’Amministrazione Comunale dell’epoca.
Nella seconda riunione del Consiglio della Società, che si riuniva al numero 39 di Via Ricasoli, nella sede della Società Protettrice dei Fanciulli, il Consigliere Sig. Ottavio Parenti presentò un ordine del giorno che suona ancora oggi attuale:
“Il Consiglio Direttivo della Società per il pane quotidiano, fermo nel proprio concetto, desideroso nello svolgimento dell’opera propria di aiutare le istituzioni della città che hanno col Comitato medesimo somiglianza di scopo ed alla sua volta di giovarsi del loro appoggio morale, incarica la propria presidenza di aprire con la Direzione delle Cucine economiche già esistenti, delle trattative a tale scopo”.
[Dal quotidiano “La Nazione” del 30 gennaio 1898]
Il Consiglio Direttivo era, all’epoca, così composto:
Cav. Saverio Fera, Vicepresidente
Avv. Antonio Pierazzuoli*, Segretario
Dott. Ezio Luisada*, Vicesegretario
Sig. Cesare Rapi*, Vicesegretario
Dott. Angiolo Orvieto, Tesoriere
Sig. Capitano Cav. Granato Granati*, Provveditore
Sig. Giuseppe Lumachi, Ragioniere
* Membri del Comitato Promotore insieme a:
Sig. Giov.Batta Negrotto
Cav. Ottavio Parenti